From: Scuderia Ferrari Club Caprino Bergamasco [mailto:club@ferrariclubcaprinobergamasco.it]
Sent: venerdì 28 novembre 2008 22.51
To: Scuderia Ferrari Club Caprino Bergamasco
Subject: Spettacolo teatrale Fondazione Emilia Bosis
A tutti i soci della Scuderia Ferrari club Caprino, loro amici e simpatizzanti.
Vi porto a conoscenza che nei giorni……. (vedi manifesto) si terrà lo spettacolo equestre con la partecipazione degli amici della fondazione E. Bosis. E’ uno spettacolo che merita di essere visto in quanto altamente tecnico e divertente
Il ricavato sarà completamente devoluto in beneficenza.
Forza Ferrari
Giulio Carissimi
2008_12_01_spettacolo_teatrale_fondazione_emilia_bosis_volantino
La Fondazione Emilia Bosis con sede a Bergamo in Via Mentana 15 in collaborazione con la Fondazione Sipario Città del Teatro di Cascina (Pisa) hanno definito di realizzare un evento di produzione teatrale nominato “progetto equus, cavalli pazzi “, un progetto di alto profilo formativo e produttivo finalizzato ad una performance Teatrale della durata di 45 minuti, da presentare in prima nazionale nella Città di Bergamo nei giorni 20 e 21 dicembre 2008 e conseguentemente disponibile alla circuitazione mirata al territorio nazionale.
Lo spettacolo avrà come sfondo aspetti e tematiche relative alla sofferenza mentale ma anche aspetti relativi ai valori e alle relazioni umane che in questi contesti assumono una valenza Poetica di grande potenzialità educativa. Un percorso che unirà attraverso un “sottile filo rosso” moderno e antico, sacro e profano, voci e corpi, canto e musiche, partendo da alcune immagini classiche della nostra tradizione iconografica e dalla figura-immagine “trasversale” del cavallo. Sulla scena non ci sarà confine tra operatori, attori, ospiti, accompagnati da un orchestrina dal vivo, saranno fusi in un unico contenitore amalgamante ed evocativo, capace di catturare attenzione ed emozionare.
Ci interessa esplorare le risonanze del difforme, seguendo un solco molto preciso e sottile: indagare lo spazio tra la mente e la scena puntando i riflettori sul momento in cui l’anomalia comincia a esprimersi. Un rapporto biunivoco dove l’arte si presenta come terapia possibile e a sua volta viene arricchita dal suo elevarsi al ruolo di cura, capace inoltre di affrontare e diffondere contenuti di cittadinanza e di solidarietà sociale.
Un luogo di libertà dove è ancora protagonista l’immaginario.
Un bisogno di difformità che travalica le leggi della società globale.
Uno spaccato di ricerca su ciò che è materia interiore di progresso, una materia ancora in commerciabile, una materia altra.
Una materia che siamo tutti noi.